Ukulele Revolver. Recensione al primo CD di Danilo Vignola

Mi accingo a fare la recensione del primo cd di Danilo Vignola in coppia con il percussionista Giò Didonna. Al suo interno ci sono varie collaborazioni importanti, ne cito un paio come esempio: Martin Cockerham e Rocco Mentissi. Non vi dico in quali brani li troverete perché così, se volete saperlo, dovrete comprare il cd. :-D

Il primo pezzo del cd “Ukulele revolver” si intitola “Dancing on a spanish poetry”. Ascoltandolo chiudendo gli occhi si vedono persone che ballano, io personalmente ci vedo coppie che ballano il tango spagnolo. Ovviamente questa è una mia sensazione ascoltandolo, che quindi è molto soggettiva. Mi infonde molta energia che mi fa venire voglia di spenderla ballando. E’ trascinante, travolgente e coinvolgente! Il secondo pezzo si intitola “Rumbita” ed è una rumba, come si può intuire dal titolo. Anche questo brano è eccezionale, trasmette un’energia e una voglia di ballare contagiosi. Il terzo brano si intitola “A waitz is forever” ed è un vero e proprio viaggio con la mente. Chiudendo gli occhi ho visto una vecchia fiera di paese, come quelle che c’erano quando ero bambina, con all’inizio un giro su tutte le giostre più famose come possono essere il calcinculo e l’autopista. Poi si passa a guardare le bancarelle piene di dolciumi e alla fine ci si siede a vedere uno spettacolo di danze tradizionali, a me ha ricordato in particolare quelle greche, leggermente rivisto con un leggero tocco di modernità. E musiche che riportano a questi ricordi hanno una marcia in più. Il quarto brano si intitola “Pollicino’s dance” ed è veramente spiazzante per i due tipi di ritmo che racchiude nei tre momenti in cui si può suddividere. Mi è sembrato di vedere un adolescente che fino a che sa di essere controllato dai genitori fa il “bravo ragazzo”, appena i genitori non ci sono si scatena mostrando poi semplicemente qual è il suo vero Io, la sua vera natura. Poi quando tornano i genitori lui torna a fare il “bravo ragazzo”. E per questo ritengo questa musica una genialata! Il quinto brano si intitola “Thrill of happiness” e significa “Brivido di felicità”. Questo brano provoca esattamente quel che è il significato del titolo. Chiudendo gli occhi ho visto due bambini spensierati che giocano a rincorrersi e a nascondersi e ritrovarsi, poi ho visto una coppia di innamorati fare esattamente lo stesso gioco.  E tutto in un clima spensierato che mette felicità, emoziona e allo stesso tempo rilassa. Io per questo brano ammetto che ho un debole, sono di parte, ma ritengo essere il più bel brano del cd. Il sesto brano si intitola “Sorsi” ed è un brano che può essere la colonna sonora di una vita. Nel senso che io vedo rappresentato in questo brano una persona qualunque che sta per avere un cambiamento importante nella propria vita, come se iniziasse una nuova vita. E in questo si sente la serenità che questa nuova vita porta, anche se condita comunque dall’incertezza di quel che potrà portare. Ma tale incertezza è superata dal potere benefico che l’inizio di questa nuova vita porterà e questa persona si sente che ha voglia di correrci incontro, con tutto l’entusiasmo e la serenità di chi sa comunque che quel che troverà sarà meglio di quel che sta lasciando dietro di sé. 



Il settimo brano si intitola “Vi cumm abball’ bell”.  Questo mi ha fatto pensare ai vecchi cartoni animati giapponesi, quelli con i robot e ora vi spiego perché. Mi ha fatto pensare alla fine di quei cartoni animati, quando il malvagio di turno è stato finalmente sconfitto e si ha la certezza che la guerra è finita. A questo punto entra in scena questo brano, che riunisce tutti i protagonisti in una festa sfrenata e liberatoria.  L’ottavo brano è “Black Daddy”.  Chiudendo gli occhi mi sono ritrovata in un locale futuristico, tipo quelli che si vedevano nei film e nei telefilm degli anni ’70, ad ascoltare musica. Ma un locale che ha anche qualcosa di retrò e in cui si ascolta blues degli anni ’30. Un mix tra passato e futuro che in un certo senso unisce il passato e il futuro prendendo da entrambi solo le parti migliori. Il nono brano è “Purple Swam” e fa concorrenza al quinto per essere il migliore del cd, ma questo è anche e soprattutto questione di gusti personali. E’ particolarissimo questo brano, ci ho visto il raggiungimento di uno scopo, un sogno, da parte di qualcuno. E fa sentire la fatica e l’impegno messi per raggiungere questo sogno, la soddisfazione di esserci riusciti ed infine l’ottimismo per il futuro che questo obiettivo raggiunto ha portato. Il decimo brano si intitola “Jam with me”. L’ho trovato liberatorio e per certi versi anche romantico, lo so che chi lo conosce forse può stupirsi di questa mia affermazione ma il perché è semplice da spiegare. E’ un brano che fa venire voglia di ballare, un ballo sfrenato in cui si buttano fuori tutte le energie represse. Ma ciò viene alternato da momenti in cui l’energia la si scarica ballando semplicemente tenendo stretti a sé il proprio partner. E’ un’alternanza di queste due immagini che vedo chiudendo gli occhi ed ascoltando questa canzone. L’undicesimo brano è “Starway to good wine”. E’ un turbinio di immagini astratte e piene di colori, comunque che trasmettono tutte qualcosa di positivo e allegro. Potrebbe essere quel che si vede quando ci si ubriaca con un “buon vino”, per stare un poco in tema visto parte del titolo del brano, un qualcosa che ci fa sentire in pace con noi stessi. Il dodicesimo e penultimo brano è “Gino’s wine”. Un brano particolare, che racchiude secondo me i balli popolari orientali con quelli russi. E’ come vedere uno spettacolo in cui si alternano balli popolari di queste due tipologie di persone. L’ultimo brano si intitola “Oriental Wood”. Penso sia il brano ideale per chiudere questo cd. Lascia l’allegria nel cuore e ti ritrovi alla fine del cd con il sorriso sulle labbra, che poi è il tema principale di tutto il cd. Mette di buon umore, fa sognare e fa venire voglia di ballare. Penso che siano tre ottime cose per un cd, perché ascoltare musica non deve portare alla fine ad essere tristi. Almeno questo è il mio pensiero personale. A proposito di ciò, voglio ribadire che ogni cosa che ho scritto su ogni brano è semplicemente quello che ho sentito io ascoltandolo, un giudizio molto personale. Ma spero che abbia incuriosito e che faccia sì che le persone comprino questo cd. Lo consiglio ad ogni appassionato di ukulele, ma non solo. Anche a chi vuole avere un cd originale che non si trova ovunque. Ora fatemi spendere due parole per i principali protagonisti di questo cd: Giò Didonna e Danilo Vignola. Io ho avuto la  fortuna di vederli di persona, e li rivedrò al Meeting a Caldogno di cui parlerò in un prossimo articolo, lasciatemi dire che Didonna è un percussionista eccezionale, unico! Poi vedere Vignola suonare l’ukulele è… da rimanere senza parole. Sembra, nel suo pizzicare le corde, che le stia accarezzando e non suonando. Come si può accarezzare il viso di un bambino, con la stessa dolcezza. E nonostante ciò tira fuori dei suoni da questo piccolo strumento che sono un portento. A New York nel 2010 ha vinto il premio come miglior ukulelista di ukulele elettrico al mondo. Penso che questo duo merita molta più visibilità di certi cantanti e musicisti che sono alla ribalta, televisiva e non, in questo periodo in Italia. E spero che prima o poi la gente se ne accorga veramente.

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