Intervista a Jontom!
1.
Come
descriveresti il tuo background musicale?
Ho iniziato a cinque anni su una
piccola tastiera Bontempi, ho proseguito negli studi di pianoforte per altri
dieci arrivando a metà percorso al Conservatorio dove ho comunque conseguito
una Licenza di Teoria e Solfeggio. Al liceo ho iniziato a suonare dal vivo come
tastierista. Ogni tanto passavo al basso elettrico e strimpellavo un po’ la
chitarra. Ho studiato per un annetto l’armonica diatonica, soprattutto quella
“blues”, e poi mi sono affinato nelle vesti di produttore musicale producendo
un disco per una cantante del New Jersey, Sandra Carlucci e qualche altra demo
con artisti sparsi qua e là. Ho studiato per un paio d’anni su Berkleemusic,
l’estensione online del Berklee College of Music di Boston prendendo vari
diplomi fra cui Desktop Music Production ed un diploma specialistico in
Orchestrazione e Musica da Film. Recentemente ho scoperto di saper suonare la
batteria quindi ogni tanto mi capita di suonarla dal vivo in qualche locale a
Roma con il mio gruppo rock. Per quanto riguarda l’ukulele, ho iniziato a
studiarlo quattro o cinque anni fa e con il tempo ho affinato le mie tecniche
prendendo spunto da musicisti e maestri hawaiiani, non soltanto per quanto
riguarda l’esecuzione ma anche l’insegnamento dello strumento.
2.
Qual
è il tuo approccio globale alla musica in generale?
Credo sia più potente di mille
fotografie. Ascolto “Luka” di Suzanne Vega e ancora mi tornano in mente le
immagini di un tempo, ascolto “True Blue” di Madonna e mi rivedo sul lettone dei
miei genitori con la merenda mentre finiva DJ Television, arriva “Mayonaise”
degli Smashing Pumpkins e sono sul motorino mentre faccio tardi a scuola. È il
mio personalissimo diario di viaggio.
3.
Da
quanti anni suoni l’ukulele?
Quattro o cinque... Boh? Mese più,
mese meno.
4.
Come
hai conosciuto l’ukulele? Chi o cosa ti ha spinto ad iniziare a suonarlo?
Sono sempre stato uno che si gettava
a capofitto in qualsiasi idea ritenesse “fica” quindi dieci minuti dopo aver
visto un video di Jake Shimabukuro, girato da un mio ex-collega, ero già in
negozio ad acquistare un ukulele.
5.
Quando
hai acquistato il tuo primo ukulele, come hai iniziato a capire come si
suona? Come hai iniziato ad imparare a
suonarlo? Tramite Internet, libri, dvd… o cos’altro?
All’epoca non c’era assolutamente
nessuno nel panorama italiano che potesse venirmi in aiuto! I libri didattici
esteri, non me ne vogliano gli autori, erano solo l’ennesima dimostrazione di
come in realtà non fosse preso troppo sul serio e quindi sin dai primi momenti
era maturata in me l’idea di scriverne uno... Era veramente difficile trovare
qualcosa che soddisfacesse le mie richieste, forse solo un DVD di Jake
Shimabukuro. Ho imparato a forza di video e di fermo immagine sugli artisti più
famosi del panorama statunitense. Poi, col passare del tempo ho adattato la mia
formazione musicale a questo strumento nuovo riscontrando non poche difficoltà
dall’approccio tipicamente orizzontale che avevo sul pianoforte in uno
verticale tipico delle chitarre. Inoltre avere la fortuna di viaggiare molto e
condividere il palco con altri grandi artisti di questo strumento come Jake
Shimabukuro, Bosko & Honey, Ukulelezaza, Ohta San, Roy Sakuma ha
contribuito alla mia formazione.
6.
Che
genere preferisci suonare con l’ukulele? E che taglia preferisci: sopranino,
soprano, concert, tenore, baritono, banjolele..?
Ho quella vena malinconia acoustic
alternative che andava tanto in voga nell’epoca post grunge. Tollero poco il
ragtime oltre i 20 minuti perché non mi appartiene e lo trovo piatto. Adoro suonare
il rock acustico, il country ed il folk. Mi piace comporre canzoncine stupide e
molto pop e conseguentemente detesto la stragrande maggioranza del pop italiano
che si prende fin troppo sul serio. Mi piace sperimentare. Non posso smettere
di sperimentare altrimenti mi romperei troppo le palle quindi ben vengano
influenze elettroniche e low-fi. La mia taglia preferita è il Tenore, senza
ombra di dubbio.
7.
Tu
che hai sicuramente provato diversi modelli di ukulele, potresti descrivermi la
differenza?
Perché, esistono altri modelli oltre
al Tenore?
8.
A
chi deve iniziare, come primo ukulele quale taglia consigli?
Ten... No, scherzo. Il Tenore è
ottimo per chi ha già capito come funziona e vuole qualcosa di più ma per il
primo impatto è cosa buona e giusta rivolgersi ad un ukulele Soprano, la taglia
storica.
9.
Oltre
alla taglia dell’ukulele, quale marca consigli per chi è alle prime armi e
quale per chi vuole uno strumento valido per iniziare a suonare seriamente
facendo serate dal vivo?
Islander di Kanile’a. Valgono cinque
volte più di tutti gli altri nella stessa fascia di prezzo.
10.
Quali
sono i parametri, tipo di legno, corde, tastiera, ponte, ecc… che l’ukulele
deve avere per essere un buon ukulele? Quali sono le caratteristiche che
bisogna guardare per capire se il tal ukulele è un buon ukulele?
Ma in realtà è tutto molto
soggettivo. Per me contano la proiezione e le sfumature sonore che si riescono
a creare con uno strumento da una cassa di risonanza così ridotta.
11.
In
questi ultimi anni c’è stato sempre una diffusione maggiore di questo
strumento, anche in Italia. Secondo te a che cosa si deve questo boom?
Cazzo: a me! No, scherzo...
indubbiamente Eddie Vedder ha rappresentato un ottimo portabandiera. Spero però
che in parte, il successo dell’ukulele in Italia sia dovuto anche al suo
sdoganamento da parte di artisti nazionalpopolari come Morgan o Max Pezzali con
cui ho avuto l’enorme piacere di collaborare in un paio di circostanze. In
ultimo, mi piace pensare che YOUkulele.com sia diventata una piccola ancora di
salvataggio per non perdere tutto per strada, mettere un piccolo segnetto sulla
mappa e solidificare i rapporti fra gli appassionati di ukulele.
12.
Che
consiglio ti senti di dare a chi vuole incominciare a suonare l’ukulele, o
comunque a chi è alle prime armi?
Senza divertimento, la benzina per
continuare finisce subito. L’ukulele è diventato il mio lavoro ma è al tempo
stesso un gioco e quindi non vedo l’ora di svegliarmi la mattina per tornare a
“lavorare”. Divertitevi e soprattutto siate curiosi nell’andare ad esplorare i
mille segreti di uno strumento semplice soltanto in apparenza.
13.
Siamo
arrivati alla fine dell’intervista, ti ringrazio per la pazienza, la gentilezza
e la disponibilità. Vuoi chiudere dicendo qualcosa agli appassionati che
leggeranno questa intervista?
Daje tutti.
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