Intervista ukulelistica a Blue Dean Carcione
1.
Come descriveresti il tuo background musicale
Sì: se mi vedete suonare in strada, lasciatemi un soldino. Mica sto lì per sport.
Dunque,
molto di quello che so sulla musica lo devo a Whitey. Whitey era il tizio che
si occupava delle stalle giù alla fattoria. Quando non era sbronzo faceva anche
altri lavori, tipo verniciare le staccionate e cose del genere. Quando invece
era molto, ma molto sbronzo, suonava l'armonica per me e Marcus, il mio
fratello adottivo. Aveva lavorato per qualche stagione come battelliere sul
delta, e lì aveva imparato tutto quello che c'è da sapere sulla musica. Suonava
anche i cucchiai come nessun altro al mondo. Era mezzo nero e mezzo cherokee, e
spesso si vantava di aver scritto di suo pugno “The Japanese Sandman”, ma
Withey era uno che non sapevi mai se le cose se le inventava oppure no.
2. Qual
è il tuo approccio globale alla musica in generale?
La musica è quella cosa che ti entra dalle orecchie e
ti esce dalla punta delle dita dei piedi. E' una cosa piacevole. Non credo di
avere un vero approccio alla musica: se faccio un pezzo e la gente balla, vuol
dire che è roba buona.
3.
Da quanti anni suoni l’ukulele?
Più
di quanti possa ricordare, ma sono sempre scarso come uno a cui abbiano appena
infilato le dita in una truciolatrice.
4.
Come hai conosciuto l’ukulele? Chi o cosa ti ha spinto
ad iniziare a suonarlo?
C'erano
delle, ehm, signorine, in un certo posto vicino alla frontiera, che tra le
altre cose sapevano suonare molto bene l'ukulele. Era uno spettacolo starle ad
ascoltare. Una di loro mi insegnò qualche accordo. Così, una volta che mi
trovavo a San Diego, conobbi questo marinaio giapponese che aveva appena
riportato da Okinawa un ukulele di seconda o terza mano, non saprei. Giocammo
ai dadi e lui perse.
5.
Quando hai acquistato il tuo primo ukulele, come hai
iniziato a capire come si suona? Dove ti sei orientato per imparare a suonarlo?
Internet, libri, dvd… o altro?
Vedi
sopra. Non ho mai veramente capito come si suona, ma quel poco che so l'ho
imparato da solo, strimpellando, soprattutto durante i viaggi tra uno stato e
l'altro e nei lunghi inverni, quando non si trovava da lavorare. Non so chi sia
questo Internet di cui parli, ma una volta ho letto un libro che parlava di
teoria musicale, scale e roba del genere. Non ci ho capito granchè.
6.
Che genere di musica preferisci suonare con l’ukuele?
Qual è la tua taglia preferita di ukulele (sopranino, soprano, concert, tenore,
baritono, banjolele…)?
Mi
piace suonare un po' di tutto, ma preferisco i pezzi veloci. Tin pan alley,
blues, gospel, ragtime... e anche quella roba che suonano quei ragazzotti
country, Hank Williams, Patsy Cline, Johnny Cash e compagnia. La mia taglia
preferita è il concert, che è grosso più o meno come una padella per le uova.
7.
Tu che hai sicuramente provato diversi modelli di
ukulele, potresti descrivermi la differenza secondo te?
Ci
sono ukulele più grossi e ukulele più piccoli.
Quelli più grossi hanno un suono più grave. Non è che io sia un grande
esperto, in realtà.
8.
Quale taglia di ukulele consigli a chi deve iniziare?
Tutti
prendono il soprano. Non so bene perché, credo sia l'ukulele per eccellenza. Il
concert è praticamente uguale, ma ha la cassa armonica più grande e qualche
tasto in più, e lo consiglierei a chi come me non ha esattamente mani da
chirurgo.
9.
Oltre alla taglia dell’ukulele, quale marca
raccomanderesti a chi è alle prime armi e quale a coloro che vogliono uno
strumento valido per suonare seriamente, facendo serate dal vivo?
Uno
deve provare e provare finché non trova quello che gli va più a genio. Non lo
sai finché non ne hai provati un po'. Se uno deve suonare in pubblico,
consiglierei di attaccarsi alla rete elettrica. Ci sono ukulele appositi che
credo vengano chiamati “amplificati”. Io mi sono trovato molto bene con il mio
primo Lanikai, e anche con l' aNueNue che suono adesso.
10.
Quali sono i parametri (tipo di legno, corde, tastiera,
ponte, ecc…) che l’ukulele deve avere per essere considerato buono? A quali
caratteristiche guardi tu maggiormente?
Conobbi
un tizio, al tempo in cui passavo spesso il confine col Canada – avevo
un'attività di import/export di prodotti a base di alcol, ovviamente solo a
scopo medicinale – e questo tizio aveva un ukulele ricavato da un guscio di
armadillo. Suonava molto bene. Oddio, a lui mancavano tre dita e quindi non era
un granché, ma l'ukulele aveva un bel suono. Questo per dire che, non c'è
nessuna caratteristica che sia migliore o peggiore in assoluto. Senti il suono
e poi decidi se ti piace. Magari scopri che un ukulele da poco, se lo suoni
battendo le corde con una bacchetta del ristorante cinese, ha proprio il suono
che cercavi.
Io,
come cosa principale, guardo che non siano rotti da qualche parte. Per il
resto, ogni legno ha le sue caratteristiche, suoni più caldi o più freddi. E'
tutta questione di gusti.
11.
Abbiamo assistito, in questi ultimi anni, ad una
diffusione crescente dell’ukulele in Italia e nel mondo: secondo te, a che cosa
si deve questo boom?
Non
saprei, ma credo che c'entri qualcosa quel signor Internet di cui parlavi
prima. Quello, e il fatto che anche uno come me può imparare a suonarlo.
Pensandoci, anche perché è uno strumento che non dà molto impiccio e quindi te
lo puoi portare al parco o metterlo nel cestino del pic-nic.
12.
Che consiglio ti senti di dare a chi vuole incominciare
a suonare l’ukulele, o comunque è alle prime armi?
Mai
stato bravo a dare consigli, ma posso fare un tentativo: non perdete la
pazienza quando non riuscite a fare un pezzo complicato. Suonate anche poco ma
ogni giorno. A quanto mi dicono, all'inizio anche mr. Charlie Patton alla
chitarra non era tutto questo gran virtuoso. E se avete nipoti piccoli, metti
tra i 2 e i 6 anni, e il vostro strumento è di quelli che un po' costano, non
lasciatelo in giro incustodito. Non commettete il mio errore.
13.
Siamo arrivati alla fine dell’intervista, ti ringrazio
per la pazienza, la gentilezza e la disponibilità. Vuoi chiudere dicendo
qualcosa agli appassionati che leggeranno questa intervista?
Sì: se mi vedete suonare in strada, lasciatemi un soldino. Mica sto lì per sport.
Grande blue dean, ci si conosce al caldogno ukulele meeting!!
RispondiElimina