Articolo su Veronica Sbergia apparso il 23 febbraio 2012 sul Corriere della Sera

Per questo post metto un articolo apparso sul Corriere della Sera il 23 febbraio 2012, due giorni fa. Il titolo di tale articolo è: VERONICA CANTASTORIE. RITMI FOLK E VINTAGE. Scritto da Daniela Morandi in occasione dell’uscita dell’ultimo disco dell’artista Veronica Sbergia, ma ancor di più perché è la prima artista italiana al Blues Festival. Il titolo del disco in uscita è “Old stories for Modern Times”, in cui vi sono atmosfere da orchestrine jug band e del varietà vaudeville. Ecco qui di seguito l’articolo:



La sua musica è come i vestiti che indossa: stile vintage con rivisitazioni contemporanee. Veronica Sbergia è cantastorie dei tempi moderni. Personalizza la musica popolar-rurale americana dei primi anni del Novecento con tocchi di modernità, così come accosta a capi d’antan acquistati in mercatini londinesi accessori da grandi magazzini italiani, come racconta la stessa cantante bergamasca. Per lei rileggere pezzi di Lucille Bogan, Geeshie Wiley e Jimmie Rodgers è puro divertimento perché “di volta in volta – spiega – mi calo nei panni di chi interpreto per capirne il vissuto, così da farne conoscere i personaggi”. Proprio oggi esce il suo nuovo disco, acustico, “Old stories for Modern Times”, prodotto insieme a Max De Bernardi. Una sorta di piccola biblioteca della loro amata old time music: rilettura di brani di artisti legati al repertorio che va dal 1910 al 1939. “Si tratta di un recupero di vecchie affascinanti storie legate al crack finanziario di Wall Street del 1929, alle crisi sociali dei primi del Novecento, trasferibili ai nostri tempi moderni. Ecco il titolo dell’album. All’interno del disco c’è anche un libretto con aneddoti legati ai brani. Penso al testo di denuncia sociale di Lucille Bogan, costretta a prostituirsi per vivere, o a quello struggente di Geeshie Wiley, che mi ha scosso al primo ascolto e abbiamo riletto con accompagnamento ipnotico di chitarra”, spiega la cantante, che è anche anima del gruppo dei Red Wine Serenaders insieme a De Bernardi. Il tappeto sonoro del disco è un insieme di ritmi ragtime, folk-blues, early jazz e gispygrass, suonati con strumenti come glockenspiel, kazoo e washboard, per ricreare le atmosfere da orchestrine jug band o del varietà alla vaudeville. All’interno dell’album due ospiti di eccezione: l’amico Sugar Blue all’armonica e Bob Brozman alla chitarra slide resfonica. Tra gli aneddoti fuori dalle tracce del disco, uno sulla cantante: Veronica Sbergia è la prima artista italiana ad essere stata invitata al Mustique Blues Festival 2012, organizzato sull’omonima isola caraibica. Tutto nasce l’estate scorsa sul Lago Maggiore. Veronica suonava l’ukulele su un’amaca, durante il barbecue organizzato a casa dell’amica inglese Dana Gillespie. Colpita dal suo stile spensierato e hawaiano, Gillespie invita Veronica ad aprire la serata del festival da lei organizzato nei Caraibi, a condizione che suonasse sola e in acustico. “La cosa mi spiazzò: io sono una cantante e non una musicista – racconta l’artista bergamasca -. Ma con orgoglio dico: è stato un successo. E una sorpresa. Il terzo giorno al Basil’s Bar di Mustique, dove si suonava, sono arrivati il principe William d’Inghilterra e Kate Middleton. Ma soprattutto l’ultima sera, dietro di me, c’era Mike Jagger. E la cosa più incredibile è che non l’ho nemmeno visto…”.Da rimanere a bocca aperta, ma non quella dei Rolling Stones.
Cosa ne pensate dell’articolo? E del fatto che Veronica Sbergia ci ha più che degnamente rappresentato al Blues Festival?

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