Intervista ad Enrico Farnedi

         1.       Come descriveresti il tuo background musicale?

Prima ci sono i dischi di mia mamma, in casa, con Lucio Dalla sopra a tutti. Poi divento trombettista (facendo conservatorio e tutta la trafila accademica); mi appassiona il jazz e derivati (anche perché altrimenti la tromba dove la sentivo?). Ho continuato a studiare, in conservatorio, a casa e altrove, varie cose: improvvisazione, composizione, arrangiamento e mi appassiono anche ad altri strumenti, da autodidatta, come il pianoforte, il basso, l'ukulele, il trombone, e altre cosette. Nel frattempo sono un musicista professionista, e suono un po' tutti i generi musicali che si possono affrontare con una tromba in mano: liscio, soul, classica, blues, jazz, son cubano, opera, acid jazz, rock, reggae e altre cose meno usuali. Dal jazz arrivo ad altri generi musicali che sento più vicini a me e che imparo ad amare: il rock and roll, il blues antico, il country e il folk. Rimane però l'amore per Lucio Dalla, quello sempre. (In effetti sembra più un CV che un background, ma sarà lo stesso, no?). 

2.       Qual è il tuo approccio globale alla musica in generale?
E' la mia vita. Ci penso quando mi sveglio, ci penso prima di addormentarmi, e ci penso in tutto il tempo che c'è in mezzo. La musica mi fa stare bene, e penso che abbia questo effetto su chiunque, più o meno.

3.       Da quanti anni suoni l’ukulele?

Da poco più di 5 anni.

4.       Come hai conosciuto l’ukulele? Chi o cosa ti ha spinto ad iniziare a suonarlo?

Ho incominciato a veder qualche ukulele nei negozi, non ne sapevo nulla, ma mi ha subito incuriosito anche perché pensavo che avesse la stessa accordatura del basso, che già suonavo (errore!). In più volevo qualcosa con cui poter accompagnarmi mentre canto, e di trasportabile. Quando poi l'ho avuto fra le mani è diventato una piacevole droga.

5.       Quando hai acquistato il tuo primo ukulele, come hai iniziato a capire come si suona? 



6.       Dove ti sei orientato per imparare a suonarlo? Internet, libri, dvd… o altro?

Rispondo alle domande 5 e 6 insieme: mi sono imbattuto nell'ukulele (un Arrow bellissimo e stonatissimo) in un negozietto a Genova, mentre ero là a suonare per uno spettacolo teatrale. All'inizio, come dicevo prima, l'ho accordato per quarte, come se fosse un basso, e non capivo perché ci fosse la quarta corda così sottile (pensavo che, essendo uno strumento economicissimo, i costruttori si fossero sbagliate a montarle!). Dopo qualche giorno m'è venuto in mente di cercare informazioni su internet e ho trovato un sito di un appassionato giapponese che ha chiarito i miei dubbi  sull'accordatura e da cui ho stampato un paio di paginette con i diagrammi per gli accordi. Sul sito c'era anche un bell'elenco dei pro e i contro del suonare l'ukulele; fra i pro: trasportabile, economico, facile, dà allegria; fra i contro: fa sembrare idioti (ma non è poi molto male, come contro). Da lì in poi ho fatto tutto da solo.

7.       Che genere di musica preferisci suonare con l’ukuele? Qual è la tua taglia preferita di ukulele (sopranino, soprano, concert, tenore, baritono, banjolele…)?

Con l'ukulele faccio quasi esclusivamente le mie canzoni. Quando sono in casa mi piace anche cantare e suonare i classici del country e del blues (Hank Williams, Johnny Cash, Mississippi John Hurt e altri) con un soprano economico, ma dal bel suono. Dal vivo invece  uso un concert, un po' più comodo e il baritono; entrambi vengono passati attraverso una serie di effetti a pedale e poi amplificati da un amplificatore per chitarra. Per registrare uso anche un concert resonator, un vecchio banjolele, e due prototipi di baritono elettrici (con corde in metallo) che ho fatto costruire appositamente.

8.       Tu che hai sicuramente provato diversi modelli di ukulele, potresti descrivermi la differenza secondo te?

Non sono la persona più indicata, ogni volta che provo un nuovo strumento (che sia economicissimo o costoso) mi sembra sempre migliore del mio!

9.       Quale taglia di ukulele consigli a chi deve iniziare?

L'ukulele vero e proprio, secondo me, è il soprano. Io ho iniziato con quello. Se uno arriva dalla chitarra però la tastiera potrebbe risultare un po' piccola, allora il concert o il tenore possono essere più indicati, anche se il suono è decisamente un'altra cosa. Meglio il soprano, ecco.

10.   Oltre alla taglia dell’ukulele, quale marca raccomanderesti a chi è alle prime armi e quale a coloro che vogliono uno strumento valido per suonare seriamente, facendo serate dal vivo?

Sulle marche non sono così ferrato, ma di sicuro non si può pensare di spendere 40€ e poi credere di avere un ottimo strumento fra le mani. Se si cerca uno strumento per suonare seriamente, consiglierei di mettersi nell'ordine di idee di spendere almeno 200€ (ne spendiamo molti di più in cose molto meno divertenti e sicuramente meno utili). Per le serate dal vivo consiglio uno strumento amplificato, possibilmente dal costruttore, perché di solito l'amplificazione funziona meglio rispetto a quella che potremmo aggiungere dopo noi.

11.   Quali sono i parametri (tipo di legno, corde, tastiera, ponte, ecc…) che l’ukulele deve avere per essere considerato buono? A quali caratteristiche guardi tu maggiormente?

Per me, prima di tutto lo strumento deve avere un suono interessante, il resto viene dopo. Poi non ne so abbastanza per dare delle indicazioni attendibili. Di sicuro non mi piacciono gli strumenti con un suono troppo ricco, con molte armoniche, preferisco i suoni più asciutti. In questi anni, su qualsiasi tipo di strumento (a corda, a fiato, percussioni, ecc), si cerca di aumentare volume e quantità di armoniche, come se la cosa fosse per forza un miglioramento, ma io non sono d'accordo. Ho provato strumenti costosissimi, con un'intonazione splendida e un manico fantastico, ma trovando il suono stucchevole e noioso. Ma forse sono io che ho gusti strani! Forse non dovrei dirlo, ma mi piace guardare anche l'aspetto estetico: se un ukulele non mi piace a vedersi, difficilmente lo prendo in mano per provare a pizzicare le corde. Mi piacciono gli strumenti semplici, con pochi intarsi, senza spalla mancante, senza vernici lucide (i Mahi Mahi, mi piacciono per quello, mi piacevano ancora di più quando non c'era neppure il delfino sulla paletta!). Mi piacciono molto i piroli, rispetto alle meccaniche di precisione, ma su quello ho ceduto, perché son davvero troppo scomodi!

12.   Abbiamo assistito, in questi ultimi anni, ad una diffusione crescente dell’ukulele in Italia e nel mondo: secondo te, a che cosa si deve questo boom?

Secondo me un po' si deve alla moda, che ha fatto conoscere l'ukulele agli italiani, ma poi non si può resistere a uno strumento facile da imparare e trasportare e dagli effetti intossicanti (e mi piace vederlo così). Credo che la moda (come tutte le mode, del resto) sia destinata a scemare, ma penso che lo strumento continuerà  ad avere appassionati entusiasti, anche se slegati da una cosiddetta “scena ukulelica”. Spero che diventi sempre più uno strumento con una propria dignità, e che si affranchi dal ruolo di strumento “strano” per trovare sue nuove strade, senza perdere però la leggerezza che gli appartiene e che permette a molti di avvicinarlo senza timori e senza sentire il peso di una storia musicale “seria” e alle volte scoraggiante.

13.   Che consiglio ti senti di dare a chi vuole incominciare a suonare l’ukulele, o comunque è alle prime armi?

Suonare, suonare, suonare, senza paura di sbagliare e senza star troppo là a preoccuparsi di fare le cose in maniera “giusta”. L'importante è divertirsi, sempre (io non farei ancora il musicista di mestiere se non mi divertissi); una volta che ci si diverte e ci si appassiona, si affrontano con leggerezza anche i sacrifici più pesanti.

14.   Siamo arrivati alla fine dell’intervista, ti ringrazio per la pazienza, la gentilezza e la disponibilità. Vuoi chiudere dicendo qualcosa agli appassionati che leggeranno questa intervista?

Voglio augurare a tutti di riuscire sempre a coltivare le proprie passioni e di restare sempre curiosi.
Grazie a Ukuclodette per avermi fatto queste belle domande e invito tutti a farsi un giro su www.enricofarnedi.it , ci si vede lì!

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